lunedì 21 novembre 2011

Domenica 19 settembre 2010

sei nel lettino, tutta su un fianco e hai tossito così tanto nel sonno... ti ho coperta e mi sono sentita una stronza per tutte le volte che in un attimo perdo la pazienza e tu mi dici "mamma non ti arrabbiare"... e se ci penso mi manca il fiato sapendo che domani comincerai la tua seconda settimana di asilo. e lasciarti lì sorridente per me è un regalo grande... non so come fai ad essere una creatura così meravigliosa... non so come hai fatto a diventare così stando così tanto tempo con me. sei positiva, dolce, aperta a tutti... il contrario di me. sapere che venerdì alle 11.30 hai pianto perché non mi hai vista tra le mamme in coda a riprendersi i propri cuccioli... la maestra aveva proposto di farti mangiare lì. tu al mattino sembravi contenta ma alla vista di quel fuggi fuggi pre-pranzo ti sei chiesta perchè tu non avevi la tua mamma lì davanti alla porta. e ora sto piangendo immaginando come ti sarai sentita... io che venerdì ero così magonata dopo averti lasciata lì... perché la maestra mi ha chiesto se ero d'accordo a farti fare acquaticità. certo. facciamo i moderni. e dove? qui a p.? no, a t. prendiamo il pulmino e andiamo. il P U L M I N O ? non hai neanche due anni e mezzo... lo so, sono pessima. ma l'inserimento voi maestre per chi lo fate? dopo due giorni mi parlate di pulmino? ma se io in questi 29 mesi mi sono persa poco o niente di te? non lavorando sono stata sem pre con te, giorno e notte, nel bene e nel male, quando ne avevo voglia e quando avrei voluto chiudere gli occhi. sono stati i due anni più difficili della mia vita, ma ovviamente i migliori. è successo di tutto ma senza te e m. non so come avrei fatto. abbiamo cambiato casa e mi son ritrovata più vicino ai miei ma anche così lontana da loro come non mai. a conti fatti si stava meglio quando si stava peggio. poi ci sei tu che parli come una grande, sembri una bimba del doppio dei tuoi anni e vesti appunto 4 anni... sei forte e vorrei impedirti di soffrire, di vivere le delusioni, di sentirti sola, triste, fragile... ma non è possibile. forse sta proprio lì il bello. ma spero che al primo morso di pincopallino, tu sappia rispondere e che non ti vengano gli occhioni lucidi con i quali cerchi una spiegazione. perchè mi ha morsicato? oppure perché non vuole giocare con me? perchè il mondo è meraviglioso ma troverai sempre qualche stronzo o qualche stronza che ti faranno sentire inadeguata... io sono chiusa e preferisco star nel mio ma al mare ho fatto violenza su me stessa per aiutarti a interagire un minimo, perché poi hai fatto tu tutto il resto,  con i bambini con i quali volevi giocare... ciao bimbo come ti chiami? e si vedeva che tu eri felice e allora chissenefrega se io facevo fatica e mi sarei voluta sotterrare... tu sei la cosa più importante per me.
te lo dicono che il periodo in cui siete nella pancia è il più semplice...  io sapevo che stavi lì, che stavi bene, mangiavi e dormivi e poi pum. ad un certo punto vieni fuori e comincia tutto. progressivamente io sento di diventare come mia madre e questo mi fa incazzare. e tu, testimone di mille cambiamenti, vedi allontanarsi le mie amiche. ingrandirsi la casa, aumentare le paure, centuplicare la gioia, smisurarsi il mio girovita. m. mi aveva fatto tirar fuori a forza di pazienti tentativi, quale fosse la visione del momento che stavamo vivendo l'anno scorso. un tunnel con la luce in fondo. ora la luce c'è tutta intorno a noi ma forse vedo un tunnel all'orizzonte. tu stai crescendo e io devo prendere in mano la mia vita. devo trovare il modo di lavorare perchè se no non ce la facciamo. e nonostante la laurea e gli anni di lavoro passato, mi sento un fallimento.
non ho più gli esami da dare, poi la cassa con cui tirare avanti, poi la pancia a cui pensare, poi te a cui pensare, poi la casa a cui pensare... adesso va tutto più o meno avanti da solo. te compresa. e questa è la cosa più difficile da mandar giù. non voglio fare gli errori dei miei che alcune cose non me le hanno fatte fare per paura, pigrizia o che ne so. l'iperprotezione. è un problema. e se subito non te ne rendi conto, quando cresci ci fai i conti. mia madre, quella dura, severa... l'altro giorno mi dice "vai di nascosto alla piscina quando va col pulmino ad acquaticità". ma diamo i numeri? ma non posso ridurmi così. starò malissimo quel giorno ma non posso mettermi un paio di baffi finti e un impermeabile per spiare... non devo.
ho chiaro in mente il giorno in cui sei nata, il ricovero obbligato per scadenza del termine, io col mio trolley che dico buongiorno dovrei essere ricoverata per partorire. e tu che a forza di dai e dai dopo due giorni decidi che "si, vabbè esco."
non ero curiosa, avrei rimandato quel momento volentieri. forse questa si chiamava paura. eravamo soli io e papà.per fortuna. e non riuscivo a pensare al giorno dopo, non sapevo cosa immaginarmi, come potevi essere. ad un certo punto me ne volevo andare. stavo male. ma un male che tanto nessuno ti può spiegare e io nemmeno lo saprei descrivere. ma dopo un pomeriggio collegata ad una macchina, con il massimo del movimento che potevo fare, riconducibile a un seduta-in piedi, volevo andarmene. non ne volevo più sapere niente. volevo l'anestesia, ma mi vergognavo a dirlo a papà. ci eravamo detti che preferivamo non farla. plurale delle balle. poi per fortuna l'anestesista era in altre faccende affaccendato ed è andata bene così. papà è stato fondamentale per me. ad un certo punto è diventato me, ha parlato per me, ha chiesto per me, ha detto per me. e io ho smesso di parlare, volevo solo che uscissi, faceva male ma volevo vederti. volevo essere sicura che stessi bene, che fossi perfetta come desideravamo.
e quando si diventa mamma? boh. a ripensarci credo non nel momento in cui ti ho vista. mi sono innamorata all'istante di te, ma non credo di aver realizzato di poter essere realmente tua mamma. adesso, quando ti guardo mentre disegni, giochi, corri, balli, sculetti, mi accarezzi, piangi, mi fai gli occhiacci, mi abbracci.... so di essere tua mamma.

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